La liturgia di oggi, con l’approssimarsi del Natale, ci presenta un testo del Vangelo noto e caro a noi tutti,
quello dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Alla vigilia del Natale, la Chiesa ci ripresenta nella sua splendida
semplicità il Mistero dell’Incarnazione e il ruolo che la Vergine Maria ha in esso.
Dio stesso, infatti, interviene nella storia, nella vita di questa umile ragazza di Nazaret, e compie una cosa
nuova: una nuova alleanza, una nuova meraviglia, una nuova salvezza, che è la presenza stessa di Dio in
mezzo a noi, il Suo prendere la nostra carne e abitare la nostra storia. E tutto ciò accade senza intervento
umano, ma solo per iniziativa di Dio.
Prima del peccato, la vita dell’uomo consisteva nel lasciare liberamente che Dio intervenisse nella storia, che
fosse Lui il Signore e l’autore della vita. Il peccato ha minato questa relazione, perché Adamo ha scelto di
gestire da sé la propria esistenza, senza l’intervento della mano di Dio: il contrario di ciò che era nel
desiderio di Dio. Ma ciò che l’uomo fa da sé, prima o poi crolla. Ciò che viene da Dio, rimane per sempre.
La novità, la salvezza, non poteva essere se non questa: che Dio di nuovo intervenisse e che l’uomo, di
nuovo, lo lasciasse fare. Il “sì” libero di Maria ha permesso a Dio non solo di intervenire ancora nella nostra
storia, ma di farsi storia.
Nella Vergine Maria, Dio va oltre: viene ad abitare in un tempio non fatto da mani d’uomo, in quel tempio
che siamo noi, che è la nostra vita, il nostro corpo. E non viene con una nube, con un segno della Sua
presenza: viene Lui stesso, viene di persona.
La Vergine, nel Vangelo di oggi, ci lascia due indicazioni.
La prima è credere che nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37). Credere significa aver fiducia nel fatto che questa
mano invisibile di Dio ancora opera, e arriva proprio lì dove l’uomo non può: arriva a generare vita nel
grembo sterile di Elisabetta (Lc 1,36) e nel grembo di Maria che non conosce l’opera dell’uomo (Lc 1,34).
Dio agisce senza intervento di mano d’uomo, ma non senza l’uomo. La Sua azione si ferma davanti alla
libertà della creatura, le chiede il permesso, e non entra se non dopo che l’uomo ha accettato: “Avvenga per
me secondo la tua parola” (Lc 1,37).
Credere è dunque ascoltare, accogliere, fidarsi, offrirsi.
La seconda indicazione, che riceviamo dalla Vergine Maria, è accettare di entrare nel tempo della gestazione,
tempo di pazienza e di silenzio, di nascondimento e di attesa.
Le cose dell’uomo si fanno in un attimo, le cose di Dio hanno bisogno di tempo, e avvengono piano piano:
perché ciò che è nuovo nasca è necessaria una lunga gestazione.
L’uomo consuma il suo tempo in modo vorace, mentre il tempo di Dio si dispiega sulle lunghe distanze:
scava in profondità, mette fondamenta profonde. È il tempo di tutte le stagioni necessarie perché la semina
porti frutto.
Dopo il “sì” di Maria, non si sono sciolte incertezze e dubbi, nessuno ha appianato i problemi che man mano
la vita le faceva incontrare, nessun angelo è più venuto a spiegarle gli eventi … Nemmeno sotto la croce. Ma
la fedeltà a quel “sì” è comunque all’origine di un nuovo mondo e di un nuovo modo di stare in esso.
È un’indicazione importante per questo nostro tempo frenetico e allo stesso tempo incerto, desideroso di
possedere tutto e subito e così spaventato.