IV Domenica del Tempo Ordinario, anno B

Il brano del Vangelo di oggi (Mc 1, 21-28) tratteggia, con il caratteristico stile succinto di Marco, l’inizio del ministero di Gesù con i suoi primi discepoli.
Il primo elemento da notare è che, fin dal principio del Vangelo, Gesù non si muove da solo, ma è sempre accompagnato dai discepoli (giunsero a Cafarnao), che in questo caso sono i quattro, la cui chiamata abbiamo ascoltato domenica scorsa, i primi testimoni.
Gesù inizia il Suo ministero in Galilea, nelle diverse sinagoghe (oggi in quella di Cafarnao), cioè nei centri di riunione della popolazione, i luoghi dove la gente si trovava per pregare e proclamare la Parola di Dio, ma anche semplicemente per stare insieme. Gesù si fa presente dove la popolazione vive, nei suoi contesti ordinari, contrariamente agli scribi e farisei che si muovevano nei propri circoli elitari e non si mischiavano, solitamente, con i semplici abitanti del luogo.
Gesù inizia ad insegnare (22, 27) e lo fa con un’autorità che genera stupore (22) misto a timore (27), al contrario degli scribi. I presenti intuiscono in lui un’autorità diversa e un insegnamento nuovo: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità.” (Mc 1,27). Gli astanti sono dunque stupiti dall’autorità di Gesù.
Cosa significa questa autorità, da dove gli viene? Quando un insegnamento è autorevole?
Quando non si limita ad insegnare la legge o ad interpretarla; Gesù non parla di qualcosa di altro da Sé, ma parla di ciò che è Suo, perché è in Gesù che il Regno si compie.
C’è differenza quando si parla di cose di cui si è solo sentito dire, o anche di ciò che si è imparato, e quando invece si parla di sé stessi, di ciò che sta a cuore, di ciò che è parte della propria vita.
L’altro motivo di tale autorevolezza è riferito dagli stessi abitanti di Cafarnao: “Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!” (Mc 1,27). L’insegnamento di Gesù è autorevole perché è un insegnamento liberante. Più volte, nel vangelo, Gesù rimprovererà gli scribi e i farisei perché il loro insegnamento è opprimente e getta sulle spalle della gente pesanti fardelli. Non così il Suo, che invece libera, promuove, restituisce dignità, riporta all’origine.
Il Suo insegnamento è nuovo. Non solo perché dice cose nuove, ma perché trasforma la vita, la fa nuova.
Non aumenta la conoscenza degli ascoltatori con altra conoscenza, ma opera una conversione.
Questo insegnamento, tuttavia, per qualcuno è una rovina (Mc 1,24). È una rovina per chi opprime l’uomo, lo degrada, come lo spirito impuro che si era impossessato dell’uomo presente nella sinagoga. È una rovina anche per chi si rifiuta di entrare nella dinamica di cambiamento, di trasformazione che Gesù promuove. È una rovina per chi vede minacciata la propria autorità, il proprio potere.
Lo spirito impuro che grida contro Gesù non dice nulla di sbagliato, di non ortodosso, ma anzi proclama correttamente l’identità di Gesù, che è veramente il “santo di Dio (1,24)”.
Alla professione esplicita dello spirito impuro, tuttavia, manca proprio la fede, l’umiltà di accoglierlo come il Santo di Dio. Gesù è sentito come un ostacolo, un inciampo al proprio potere sull’uomo, e non si vuole aver nulla a che fare con Lui (Mc 1, 24). Ma manca soprattutto la croce: questa professione sarà “vera” solo quando la sua verità sarà adorata sotto la croce, come farà il centurione vedendo Gesù morire in quel modo: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39).
In questo breve brano evangelico troviamo già tutti i temi che ritorneranno in maniera diversa nell’intero Vangelo e che costituiscono oggi il nucleo della missione della Chiesa: Gesù, insieme ai suoi discepoli, incontra la gente là dove essa si trova, le va incontro, insegna con l’autorità di chi sa di essere il Consacrato di Dio, e il cui insegnamento cambia la vita di chi lo accoglie, perché è un insegnamento che guarisce e libera; il Suo insegnamento e i suoi gesti generano stupore e timore, ma anche rifiuto e opposizione. Il Demonio, infatti, cercherà di ostacolare l’avvento del Regno fino al momento estremo in cui Gesù sarà appeso sulla croce, dove per l’ultima volta la validità della Sua autorità sarà sfidata e derisa. Ma noi sappiamo che in realtà Gesù, proprio sulla croce, ha completato l’opera di guarigione, iniziata quel giorno nella sinagoga.
+ Pierbattista